Il progetto nasce da un pensiero comune a tante famiglie che vivono il problema della disabilità: il dopo di noi, un pensiero che pone una serie di interrogativi, spesso angoscianti, condivisi da tutti i soggetti coinvolti. Proviamo a pensare a cosa significhi avere una persona non autosufficiente senza altri parenti in grado di seguirla dopo la morte dei genitori; proviamo a pensare ai genitori, spesso anziani e stanchi, che sentono di non farcela più; proviamo a pensare ai fratelli che, se presenti, non potranno magari farsi carico di tutti i problemi che ne conseguono.

Alla base del progetto c’è la consapevolezza di come e quanto siano mutate, nel tempo, le condizioni e le esigenze delle persone disabili, ed in particolare delle persone con la Sindrome di Down. La loro aspettativa di vita è aumentata in maniera esponenziale, le famiglie si sono liberate da vecchi stereotipi, nella scuola è avanzato in modo sensibile il concetto di integrazione, il lavoro ha dimostrato potenzialità inaspettate.

A ciò si aggiunga il fatto che le persone disabili, attraverso un lento e faticoso percorso educativo e ricreativo, acquistano sempre più fiducia in se stesse e maturano la coscienza di poter diventare anch’esse persone adulte e cittadini attivi nella società.
La persona disabile non va dunque considerata come un eterno bambino a cui sostituirsi o come un individuo malato da curare. Anch’egli è una persona che cresce e diventa adulta, con autonome capacità di pensiero e di decisione che vanno coltivate e supportate nel loro sviluppo e mantenimento.

Educare all’autonomia, intesa non solo come capacità di acquisire competenze, ma anche come riconoscersi ed essere riconosciuti grandi, significa quindi supportare la persona disabile nella fase di passaggio dalla condizione di bambino a quella di adolescente e di adulto e nella conseguente presa di coscienza di tale processo di crescita. Questo naturalmente implica l’assunzione di nuovi comportamenti e il superamento delle inevitabili difficoltà che si incontrano nell’inserimento sociale.
Una buona autonomia rappresenta quindi anche il prerequisito per l’inserimento sociale e lavorativo, ove possibile.

Una volta alla settimana, per circa tre ore, ogni gruppo si incontra con un educatore e due volontari per lo svolgimento delle attività propedeutiche allo sviluppo dell’autonomia e della residenzialità temporanea. Poiché il progetto prevede anche l’opportunità di vivere un’esperienza di residenzialità temporanea, un fine settimana al mese ogni gruppo avrà a disposizione un appartamento che permetterà ai partecipanti di sperimentare la sensazione di un primo breve allontanamento dalla propria casa e dalla propria famiglia; di misurarsi con le difficoltà della gestione quotidiana di una casa (spesa, preparazione pasti, pulizia ecc.); di iniziare un percorso affascinante e complesso che li guidi all’acquisizione di una maggiore autonomia.

Tali attività si esplicano attraverso le seguenti aree educative:

  • comunicazione – sapersi relazionare con gli altri, saper chiedere, saper ascoltare, saper fornire i propri dati, utilizzare il telefono ecc.
  • Orientamento – saper leggere e seguire le indicazioni stradali, individuare punti di riferimento, fermate dei mezzi pubblici della città ecc.
  • Comportamento stradale – saper attraversare la strada, rispettare i semafori, avere un atteggiamento corretto con i passanti ecc.
  • Utilizzo del denaro – saper dare valore, riconoscerlo, conteggiarlo, saper valutare il resto, saper fare previsioni di spesa ecc.
  • Uso degli esercizi di pubblica utilità, dei mezzi di trasporto e dei servizi – saper individuare, in base alle necessità, negozi, esercizi di pubblica utilità (posta, banca, medico curante e così via) e strutture per il tempo libero (palestre, associazioni ricreative, cinema ecc.), sapere quali mezzi di trasporto utilizzare e come ecc.
  • Comportamento e regole di coabitazione – definizione e rispetto degli spazi e delle attrezzature di uso individuale e di uso comune; definizione e rispetto di un calendario di pulizie; organizzazione e gestione della spesa, necessaria al vitto ed al funzionamento della casa; preparazione pasti ecc.

 Il progetto “Alla conquista dell’autonomia” è in parte sostenuto e finanziato dalla Fondazione CRT, Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus e con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese.